Nov 182005
 

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Quel giorno il professore di italiano era particolarmente in vena e decise di dimostrare il suo stoico attaccamento alla disciplina verificando la preparazione dei suoi alunni con una bella interrogazione a tappeto. Un attimo di panico serpeggiò nella classe quando il professore estrasse dalla sua borsa di pelle “The Bridge”, consunta da anni di uso, il registro dei voti. La fatidica domanda: “C’è qualche volontario?” trovò la solita risposta, un mutismo rassegnato a cui ormai il professore era abituato.
“Beh, in questo caso chiamo io”, era l’espressione che seguiva quel silenzio.
Ad esasperare il professore si era aggiunta anche un’assenza arbitraria della classe il giorno prima, uno di quei presunti scioperi così inutili secondo le sue idee, e quindi quel giorno voleva proprio divertirsi.

“Sandro Parente”, il nome del prescelto, tagliò l’aria come una sciabolata.
Il povero Sandro cercò di giustificare la sua impreparazione, ma il professore non volle sentire ragioni e con uno dei suoi classici cenni invitò Sandro ad avvicinarsi alla cattedra, luogo di tortura per studenti fra i peggiori esistenti al mondo.
“Caro Sandro, cosa ci racconterai oggi? Penso che potresti cominciare illustrandoci i caratteri generali del Romanticismo…”.
Silenzio.
“Dai Sandro, mente feconda di ingegno, facci sapere quali erano le idee del periodo Romantico?”.
Silenzio.
“Come al solito Sandro, il solito silenzio. Ma sei idiota o fai finta? E’ mai possibile che ad ogni interrogazione tu non sappia portare altro contributo che la tua impreparazione?
Va bene, al posto. Due.”

I compagni di classe assistevano a quel supplizio in religioso silenzio, provando in cuor loro un sadico piacere nel vedere il prof. prendere in giro il loro compagno. Chiaramente, Sandro non era molto ben voluto nella classe, proprio a causa del suo piccolo problema, e questo lo rendeva bersaglio degli stupidi scherzi dei suoi compagni. Quanti giorni passati senza poter fare merenda dal momento che Massimo, il più imbecille di tutti, gliela rubava puntualmente! Che divertimento lanciargli il cancellino addosso, in modo che il timbro bianco o verde si vedesse per tutto il giorno impresso sui suoi vestiti. Giornate simili, che si somigliavano tutte. Cambiavano le materie, non il comportamento dei professori o dei ragazzi. Cattiveria e crudeltà allo stato puro, solo per il piacere di vedere la tristezza dipingersi sul volto della loro “vittima”.

[… continua]

  4 Responses to “The Wall 3/6”

  1. si, ma qua se non scrivi un po’ d più mi diventa come Biuttifull!!!!
    un baciotto di buon w.e. caro Giovy!!!

  2. ma nn ho capito, è una storia vera o no? comunque sia è molto triste… ma è molto vera… e pensare ke tantissime xsone sn cs.. in ke mondo viviamo..

  3. Spero non sia vera troppo triste , buon week end 🙂

  4. @ thisend & Barbara: la storia completa NON è vera, nel senso che è stata inventata da me, ma… come avete ben intuito, è vero il “sottofondo”, così come vero è il personaggio principale (anche se NON realmente così ritardato), e vero è anche il professore (ho accentuato alcuni aspetti del carattere con fine narrativo) ed i compagni “stronzi” di classe.
    E’ vero anche l’amico Sergio… e qualcos’altro che seguira… [;)]

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