Feb 102009
 

Uso da un alcuni mesi (e con molta soddisfazione, a dir la verità) la soluzione integrata di Apple per quanto riguarda push mail, contatti e calendario: MobileMe.
Non la uso molto per la posta elettronica (uso Gmail come casella principale, quella @me.com mi serve solo per essere raggiunto in tempo reale da alcune persone), ma la uso TANTISSIMO per la gestione dei contatti e del calendario; avere la certezza di poter contare SEMPRE sui propri contatti sia online che sull’iPhone è impagabile (o meglio: è pagabile e costa 79 euro l’anno). In caso di problemi all’iPhone (un ripristino), sono necessari alcuni minuti e come per magia riappaiono tutti i contatti e gli impegni. In definitiva: il push sync è eccezionale.

Notizia di ieri sera è l’apparizione sulla scena di Google Sync, la soluzione di contatti e calendario push made in Google (già disponibile in passato per Blackberry, ora anche per iPhone, Windows Mobile, Nokia e Sony Ericsson).
Utilizzando diverse tecnologie (ActiveSync per Exchange su iPhone e Windows Mobile, SyncML su Nokia e Sony Ericsson), vi permette di sincronizzare i contatti di Gmail e gli eventi di Google Calendar con quelli dei vostri smartphone.

E’ una soluzione molto interessante ed utile, ma… personalmente dovrei provarla prima, perchè per quanto riguarda i contatti, quelli che ho su Gmail sono “ingestibili” (molti sono senza nome e cognome, quasi tutti non hanno numeri di telefono ecc.), mentre quelli che ho su MobileMe sono perfetti (una rubrica di 1833 contatti, TUTTI con nome e cognome,  quasi tutti con un indirizzo e-mail). Sostituire il calendario sarebbe semplice… ma i contatti no.

Certo… se Google Sync includesse in futuro la push email, un modo di mettere tutto in ordine lo troverei… 😛

Per il momento, quindi, resto con MobileMe ed attendo eventuali sviluppi, felice che anche Google abbia una sua soluzione push che verrà migliorata e resa più stabile nei prossimi mesi.

Feb 092009
 

“Ahi, serva Italia, di dolore ostello,
nave senza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello”

Dante Alighieri, Purgatorio, VI, 76-78

Pensavo di aver visto il peggio che la mente umana riuscisse a concepire, in questo mondo dove ragazzini di 14 anni stuprano in gruppo una loro coetanea, dopo averla fatta ubriacare e dove si brucia un pover’uomo per noia. Pensavo che oltre un certo limite non si potesse arrivare… ma quello che sta avvenendo in questi giorni quel limite l’ha oltrepassato… e di parecchio.

Sono sicuro che gli italiani che (incoscientemente? Imprudentemente?) hanno dato la possibilità a Silvio Berlusconi di fare leggi per schedare i barboni (e sono ORGOGLIOSO di essere pugliese e di avere un governatore che ha detto NO a tutto questo), farsi leggi per evitare di essere processato ed andare in galera (come qualunque altra persona accusata e condannata dei suoi stessi reati) ed infine fare leggi per imporre un accanimento terapeutico su una povera ragazza “morta” 17 anni fa e che la tv ci fa vedere bella e sorridente ad ogni telegiornale… ma che così non è più da tanto, tanto tempo.

Alessandro parla di fascismo… una parola che evoca spettri legati ad uno dei momenti più neri della storia italiana. Beh… allora c’erano le leggi razziali… oggi ci si sta arrivando, passo dopo passo, cominciando con lo schedare i clandestini bisognosi di cure mediche.

“Serva Italia”, diceva Dante… e come dargli torto, se dopo 700 anni da quelle parole, si è ancora a questo punto?
Abbiamo la sfortuna di avere “in casa” il Vaticano, che nonostante dichiari di non intromettersi, in realtà impone pesantemente il suo giogo sulla vita politica e sociale dello stato italiano.

Pensavo di aver visto il peggio… ma il peggio deve ancora arrivare… ne sono sicuro.
E non si lamentino poi quegli italiani che, in massa, si sono fatti abbagliare da uno showman in lifting, trapianto tricologico e doppio petto. Se un giorno vostro figlio/a dovesse malauguratamente trovarsi nella stessa condizione di Eluana, a chi vi rivolgerete?

Quando si arriva al fondo del barile… si può sempre iniziare a scavare, purtroppo.