May 222008
 

twitter.pngE’ frustrante. E se è frustrante per me che ne sono un semplice utente, figuriamoci quanto potrebbe esserlo per chi, quei sistemi, deve cercare di farli funzionare come si deve. O meglio: "come si dovrebbe", perchè che Twitter abbia più di un problema è palese sotto gli occhi di tutti… e

Partiamo dai numeri:

  • durante il 2007, Twitter è stato irragiungibile per 5 giorni e 23 ore. 143 ore di "buco", durante i quali gli utenti non hanno visto altro che l’uccellino azzurro e capovolto di Twitter che gli diceva "Something is technically wrong". Beh… grazie di avercelo fatto sapere… ce ne saremmo accorti comunque, eh!
  • da gennaio ad aprile 2007, Twitter ha vinto la gara del "social network più inaffidabile" con 37 ore e 16 minuti di downtime. Di contro, Facebook (che ha molti più utenti di Twitter ed è tecnicamente molto più "pesante" da gestire come servizio, vista la sua complessità intrinseca), è stato down per 2h29min e MySpace per 1h5min).

Normalmente, quando un servizio web scende sotto il 99.9% di uptime, non è considerato un servizio affidabile. Twitter, in questi quattro mesi, è stato raggiungibile per il 98.72% del tempo. Se invece di un social network popolare e gratuito fosse stato un e-commerce (o un sito di viaggi, che pare siano particolarmente sensibili ai downtime), avrebbe perso decine di milioni di dollari.

twitterdowntime.png

Ci si scherza su, dicendo che alla fine "ogni downtime è buono perchè fa parlare le persone di quanto Twitter sia un servizio fondamentale" e che in definitiva è tutta pubblicità.
Beh… lo staff di Twitter non la pensa in questo modo ed ammettono che i downtime non sono una cosa positiva ("Nel bene o nel male, l’importante è che se ne parli") per il loro servizio, anche se ne fanno parlare.
E se amici si interrogano su quali servizi utilizzare in alternativa a Twitter quando questo è down… beh, la cosa dovrebbe essere presa seriamente…

twitterstats.png 

Sembra un brutto elettrocardiogramma, vero? Beh… lo è… perchè rappresenta i problemi di Twitter e… il battito è decisamente irregolare (se non ci fossero problemi, la linea dovrebbe essere piatta a tendente allo zero).

La cosa che mi lascia perplesso (e che lascia perplesso anche lo staff di Twitter) è il fatto che:

We’ve gone through our various databases, caches, web servers, daemons, and despite some increased traffic activity across the board, all systems are running nominally. The truth is we’re not sure what’s happening. It seems to be occurring in-between these parts.

Il grassetto è mio, ed è per sottolineare la cosa che mi lascia perplesso. Hanno dei problemi di tutti i tipi… e non sanno cosa sta succedendo. Secondo loro il problema è "tra le pieghe" dei vari servizi, che presi signolarmente funzionano bene. Mah…

Gli utenti di Twitter sono "abbastanza fedeli" e difficilmente (secondo me) abbandonerebbero il servizio a causa dei down (al punto da mandare allo staff di Twitter delle pizze, per rifocillarli mentre questi erano impegnati a risolvere i problemi), ma… se la corda si tira troppo, prima o poi potrebbe rompersi…
Quindi… Andrea… per favore… puoi farti una passeggiata ed andare a risolvere questo problema? 😛 Te ne saremmo tutti estremamente grati. 😉

E voi? Continuerete ad usare Twitter anche se questi problemi dovessero continuare?

  33 Responses to “Twitter: un ottimo servizio rovinato da una pessima affidabilità”

  1. Ehm.. veramente io penserei a delle alternative anche se twitter si riportasse all 99.9% di uptime
    🙂

    Twitter e’ ottimo per mandare uno “short message” a N contatti, ma se voglio conversare ci sono strumenti migliori e meno limitanti, come l’italianissimo Meemi.

  2. per quel poco che lo uso, continuerei a farlo anche in caso di problemi persistenti… forse forse si sono lasciati sfuggire la cosa di mano… non credo che all’inizio pensassero in un simile successo…

  3. @ markingegno: vero, ma tieni sempre presente che Twitter non è proprio uno strumento di conversazione… 🙂
    E’ logico che servizi come Meemi siano più adatti, proprio perchè fondamentalmente diversi come concezione. 😉

    @ Robba12: beh, all’inizio i loro problemi erano sicuramente legati al successo improvviso, ma ora la base utenti si è stabilizzata su una crescita costante, e quindi… non sanno spiegarsi nemmeno loro la natura dei loro problemi… 😛

  4. I problemi che affliggono twitter non conoscendo la loro architettura HW ufficiale è un po difficile da capirli … ma le difficoltà che incontra il team quelle le posso capire ampiamente, visto che mi ci trovo a fare i conti.

    Anche noi eravamo partiti con piccoli problemucci, dovuti più che altro alla nostra architettura HW ma non SW infatti appena abbiamo upgradato tutto si è risolto.

    A conti fatti penso che twitter soffra di un design del codice vecchio, non adatto a supportare la potenza di cui sono padroni … ed a volte queste cose si pagano.

    Hanno una buona base di utenti e di persone “affezionate” e quindi, secondo il mio modesto parere, visto che hanno oboli in abbondanza potrebbero prendere in considerazione anche il riscrivere gran parte del codice.

    My 2 cents 😉

  5. continuerei ad usarlo, si. twitter per quanto mi riguarda e’ una specie di compagnia, ma niente di piu’. se c’e’ bene, se non c’e’ amen.

  6. Giovy, vorrei prendere le difese dello staff di twitter, con una visione più …prefessionale (intesa come “business”). L’affidabilità (reliability) di un servizio non qualcosa etichettabile come sua caratteristica intrinseca. Anzi, è qualcosa che si “paga a parte”, di solito.
    Stiamo pur sempre parlando di un servizio free, che non fa profitti neanche con i banner (e anche in quel caso non sarebbe condannabile, a meno che non mettesse i banner pure nella pagina di errore!).
    Certo, twitter è diventato uno strumento di compagnia, anche se qualcuno ci lavora pure. Ma la pretesa di affidabilità, o di un certo livello di servizio in genere (chi mi dice che non si perda il 10% dei twit, per esempio) deve essere accompagnata da una contropartita, tipicamente economica.

  7. i down di Twitter sono come i BSOD di Windows: tutti si lamentano, ma nessuno può farne a meno.

    piuttosto, com’è che un servizio così instabile (e fondamentalmente frivolo) continua ad attirare milionate senza un business plan? eh? eh? EH?

  8. Allora, per cominciare, non so chi possa affermare che l’affidabilità di un servizio si basi sulla percentuale di uptime 99,9%. Ci sono servizi che possono essere considerati affidabili solo con il 100% di uptime (per esempio l’erogazione elettrica in una farm), altri possono supportare percentuali più basse, soprattutto se i down sono programmati.

    Per altro, non vedo come possa essere rilevante il parametro “uptime” di un servizio come twitter. Quale perdita economica può gravare sugli utenti twitter in caso di down? Quale danno concreto può causar loro? Qual é la criticità intrinseca di un servizio come twitter? Mah..

    Vi sono servizi, inoltre, progettati inizialmente senza verificare la scalabilità dell’infrastruttura e, in assenza della totale scalabilità, é semplice che si presentino problemi “irrisolvibili”.

    Il fatto che sia un servizio free, tuttavia, per me é irrilevante.

    Per concludere, il mio account é già stato chiuso, di certo non a causa dei downtime.

  9. @capobecchino: twitter é scritto in ruby on rails, e il design del codice di seguito sarebbe (in teoria) ottimo,visto che un applicazione cosí “semplice” scritta in rails é ottimale dal punto di vista del design.

    Invece riguardo ai confronti con facebook e myspac,e sono confronti ingiusti: Guardiamo unpoi milliardi invesitti in facebook e myspace, e confrontiamoli con twitter: parliamo di somme nettamente differenti!

    Alla fine dei conti pian piano stiamo esagerandocon il perfezionismo: last.fm non streama musica ben oltre il 4%, wordpress.com é di rado completamente down, ma ha speso problemi locali, e persino servizia pagamento come World of Warcraft sono down ben oltre i 10 giorni all’ anno.

  10. @ capobecchino: hai perfettamente ragione… anche se non penso che il design del codice di Twitter sia così “vecchio” (oh, è da poco più di un anno che sono su, eh!) 🙂
    Anyway… si, è probabile e plausibile quanto affermi… certamente…

    @ xlthlx: infatti continueresti ad usarlo proprio perchè per te è un “plus” non fondamentale… 🙂

    @ Eugenio: certo, stiamo parlando di un servizio free e che non fa profitti, ma… un “business model” da qualche parte dovranno averlo, così come qualcuno “che ci mette i soldi” ci sarà. Non credo possano portare avanti una struttura del genere per beneficienza…
    Sono sicuro che per me (o per te, o per xlthlx) Twitter non sia un servizio fondamentale, ma… non ci siamo solo noi… 😉

    @ Davide: infatti… vattelo a spiegare… 😛

    @ Marco: se leggi bene, io ho scritto “Normalmente”. Questo significa che ci possono essere servizi che hanno bisogno del 100% di uptime, così come servizi che con il 97% sono comunque accettabili.
    Il 99.9% è per indicare che, con un solo 0.01% di down, si parla di diverse ore in un anno.
    Inoltre: per te il parametro “uptime” potrà non essere rilevante in Twitter (al punto che l’hai abbandonato), ma per altri invece potrebbe esserlo (tipicamente: chi usa Twitter per veicolare informazioni diverse dal “sono andato in bagno”, vedi i grandi eventi). Probabilmente (e bada bene, non ho scritto “Sicuramente” perchè non sono in possesso di dati che possano darmi tale certezza) nessuno avrà un danno da un down di Twitter, ma… possiamo esserne sicuri? E tutti i servizi che usano Twitter via API e che magari, a differenza di questo, hanno un business plan e monetizzano in qualche modo? Certo… è un “loro problema” e se volessero l’affidabilità di Twitter potrebbero pagarla, ma… al momento non è previsto, in futuro chissà.

  11. Sono d’accordo con Eugenio. E’notizia recente dell’avvenuta di nuovi investitori: http://gigaom.com/2008/05/21/twitter-series-b-funding-done-raises-15-mm/

    In ogni modo io utilizzo, per capire se Twitter è down o meno non solo a me, questo semplice e geniale sito: http://istwitterdown.com/

  12. @Giovy – si, si, e’ proprio quello il discorso, twitter non e’ uno strumento di conversazione, non nel senso piu’ ampio almeno, per questo, come dice @xlthlx, se ne puo’ fare a meno, ed io sono piu’ disposto ad “affezionarmi” ad altri tools
    😉

  13. Onestamente, non pensate si stia esagerando un attimo? Cioè, si parla di twitter, mica della fornitura idrica d’acqua, come diceva Marco Cattaneo qui sopra, che danno porta un down di qualche ora?
    Proprio non si può fare a meno per neanche qualche ore al mese?

  14. @ ramsesoriginal: il mio non era un confronto, era solo per portare un dato. E’ ovvio che sono servizi diversi, con peculiarità diverse ed investimenti diversi… 😉

    @ Dario: beh, che dietro Twitter ci siano degli investitori è ovvio. Ma… se “investono” suppongo che poi vorranno un ritorno, no? Ed un servizio inaffidabile non è un buon biglietto da visita, penso… 😉

    @ timendum: IO (e tanti altri come me) posso benissimo accettare qualche ora di down, ci mancherebbe! Ci sono giorni che neanche lo apro, figurati! Ma… non siamo tutti uguali (in primis) e noi non investiamo nulla “in Twitter” se non un po’ di tempo libero.
    Pensa invece a chi sviluppa client per Twitter (come Twhirl, ad esempio): dietro c’è Seesmic, e dietro Seesmic ci sono investitori e soldi. Se Twitter non esistesse (o perdesse la base utenti) pensi che per loro sarebbe indifferente? Non credo proprio, sai? 😉

  15. Logicamente oltre a ringraziare @markingegno che giuro non ho pagato … 🙂 volevo rispondere a @timendum.

    Infatti è come tu dici, Twitter non è la fornitura dell’acqua ma non dimenticare ad esempio che grazie alla sua versatilità durante il grande incendio che c’è stato ultimamente si è dimostrato un ottimo strumento.

    Anzi per meglio dire che lo strumento si è rivelato un ottimo mezzo ed infatti è su questo che puntiamo e stiamo investendo e scommettendo.

    Il problema non è se Twitter o Meemi o altro è utile o meno come la fornitura dell’acqua ma la domanda da porsi è … se resta attivo potrebbe essere utile … ed i recenti fatti ed i nostri studi (per meemi) lo hanno confermato, si potrebbe essere utile in tantissimi casi, certo non ci cambia la vita un down ma perchè farlo succedere se il servizio fornisce utilità?

    Se un’ambulanza di un servizio di volontariato ha una gomma bucata e nessuno dei suoi occupanti ha le conoscenze per poterla riparare si aspetta il “buon samaritano” che li aiuta perchè loro stanno dando un servizio totalmente GRATIS ma che può salvare delle vite.

    Visto in quest’ottica i servizi di microblogging potrebbe portare vantaggi in molti ambiti (tranne per ovvie ragioni il realtime) … quindi perchè non porre rimedio?

  16. @timendum: si sta ovviamente esagerando.

    prova a vederla da un punto di vista “business”: Twitter è considerata (a torto o a ragione) una delle applicazioni più social, più cool, più duepuntozero, più tutto: riceve uno sproposito di denaro, considerando -senza voler essere petulante- che non ha un business plan. Non ce l’hanno, zero. Anzi, si trincerano quasi tutti dietro “ora non ci pensiamo, pensiamo invece a costruire una community”, che fà molto figo, ma le bollette della luce per i server prima o poi bisogna pagarle.

    Si parla di soldi e di un trend che sta facendo muovere soldi (tanti, troppi), e forse inizierà timidamente a fare muovere soldi anche nella vecchia Europa e forse anche nella mummificata Italia.

    poi domattina (6 mesi, un anno?) ci si alza e si scopre che “oh, Twitter e il 2.0 sono un cazzata” e il castello di carte cade ancora una volta. compagnie che falliscono, gente licenziata, mercato finanziario danneggiato, conseguenze che da locali (USA) diventano globali.

  17. di tool ce n’e’ a bizzeffe …. il problema è la massa critica di amici, o il desiderio di visibilità, che porta a scegliere un servizio al posto di un altro …. Pownce e/o Jaiku vanno benissimo gia’ ora, ad esempio …

  18. Mah, il discorso è complesso, molto complesso.
    Ogni social media è BETA. Always beta. E questo è il problema di fondo.
    Gli utenti delle beta release sono consci che ogni cosa va presa “as it is” perchè dietro c’è un preciso modello di business. Faccio massa critica, faccio marketing virale e, solo nel momento migliore vendo all’offerente che mi da il massimo del profitto.

    Quindi, se esce dalla beta allora è chiaro che pretendo il rispetto degli SLA. E fra questi anche l’uptime contrattualizzato. Ma noi, UTENTI BETA, non siamo soggetti a contratto. Accettiamo un agreement senza possibilità di negoziare, mentre sai che gli SLA si negoziano confrontando i desiderata (domanda) e i livelli di servizio corrispondenti (offerta).

    Quindi, caro Giovanni, è l’adesione al modella beta perpetuo che, volenti o nolenti, deve renderci consci che sarà sempre così. Anzi di più. Sono modelli di business nuovi che vedono noi utenti come cavie e veicolatori perpetui del servizio verso lo status di “killer”. Siamo parte del meccanismo perverso e, forse è vero, anche parlandone qui, inconsciamente lo stiamo killerizzando ancora di più e per gli amici di Twitter è grasso che cola.

    p.s. da ormai ex-system, se vuoi vado io al posto di Beggi ma solo per opportunismo 😀

    Ciauz

  19. @gigicogo:
    Non basta che esca dalla beta per poter pretendere alcunchè. Per le pretese bisogna pagare 🙂

  20. Ci puoi vivere benissimo senza, ma se non c’è non si muore mica.

  21. Ma, io credo che continuerò ad utilizzarlo, ma non sono uno che ogni dieci minuti manda un tweet… a volte non mi rendo neanche conto dei downtime… Forse sono un caso a parte… 😀

  22. @Giovy: Qui spiegano un po dal punto di vista tecnico quali sono i motivi dei downtime:

    http://dev.twitter.com/2008/05/twittering-about-architecture.html

  23. Concorso perfettamente con l’ultimo commento di Gigicogo, il fatto che sia un modello perennemente beta in qualche modo “isola” i gestori da concetti ostici come SLA, ostici da garantire anche per grandi aziende, e che richiedono davvero milioni e infrastrutture di primo livello per garantire anche un uptime di 99.x %.
    E poi come ricorda Rich da qualche tempo ormai, i downtimes continuano, ma almeno le risposte sono rapide da parte dello staff e ora i 15 milioni arrivati potrebbero risolvere: http://www.datacenterknowledge.com/archives/2008/May/22/twitter_were_not_sure_whats_wrong.html

    L’unico rischio per simili servizi è perdere fiducia, e gradualmente, diventare “un ripiego” se altri servizi fanno di meglio e iniziano a farsi conoscere. Esempio stupido, nel mondo del freehosting nulla è coperto da contratti o SLA (impensabile), eppure il successo questi servizi lo costruiscono semplicemente sulla base del loro uptime, nonostante siano anch’essi sempre in uno stato molto simile a quello di beta. Ovvio che al ripetersi dei down penseremo sia un servizio gratuito, e sia indirettamente incluso, ma dopo un po cercheremo di meglio…
    Parlando di SLA e servizi gratuiti, vi invito a controllare come gestisce la cosa Google, anche su servizi come Google Apps, che è un servizio utilizzato anche a livello enterprise.

  24. […] il fatto che sia spesso “down”, inutilizzabile. Qualche giorno fa, Giovy ha fatto una bella analisi, che mi ha fatto riflettere e porre qualche […]

  25. […] che si stanno chiedendo diversi autorevoli personaggi del web.Ho parlato di Twitter e dell’inaffidabilità del suo servizio solo due settimane fa (o poco più), ma da allora alcune cose sono cambiate, è […]

  26. secondo me è un discorso esagerato…

    dico solo a Dario che con questo può fare molto di più che controllare twitter 😉

    http://downforeveryoneorjustme.com/

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