Jun 112007
 

barcamp-original.pngDisclaimer: questo post potrebbe risultare "indigesto" agli organizzatori di qualche BarCamp italiano che ho tirato in ballo; mi dispiace, ma è quello che penso realmente.

Il mio primo BarCamp è stato il RomeCamp 2007. Fino a quel momento ne avevo solo sentito parlare, e mai mi sarei immaginato quello che avrei vissuto in quelle ore, chiuso nel Linux Club. Portare una presentazione mi rendeva tremendamente nervoso, specie perchè era una presentazione "non convenzionale" e non sapevo come sarebbe stata accolta. Beh, le persone sono state contente, ed ancor più contente sono state quelle che hanno avuto modo di vedere "Vino 2.0" al MarCamp, il mio secondo BarCamp. Anche ad Ancona è stato fantastico, ho conosciuto persone eccezionali e mi sono divertito moltissimo. Prima di Ancona, però, preso dall’entusiasmo per il mondo dei BarCamp ho dato il via a quello che si sta rivelando, giorno dopo giorno, un progetto davvero interessante: BarCamp Italia. Un blog dove tutti gli organizzatori di BarCamp italiani hanno la possibilità di scrivere in piena libertà, sui BarCamp che stanno organizzando ma non solo; 21 autori (escludendo il sottoscritto) esponenti del fenomeno BarCamp in Italia, hanno fatto conoscere e continuano a far conoscere i BarCamp che organizzano nel Belpaese.

Sembrerebbe una cosa fantastica (e forse lo è) ma… da un po’ di tempo un senso di inquietudine mi pervade quando vedo, ormai settimanalmente, l’annuncio di un nuovo BarCamp.

Diamo i numeri: in questo momento sono in programma, fino a giugno 2008, 16 BarCamp. E ne sono stati effettuati 17.
Di questi 17 BarCamp, solo 6 sono stati i BarCamp "generalisti" mentre gli altri 11 sono stati BarCamp tematici, che hanno trattato i temi più diversi.
Ma… se alcuni BarCamp hanno avuto un’eco fortissima nella blogosfera (con centinaia di posta al riguardo e migliaia di foto su Flickr), alcuni di questi sono passati assolutamente inosservati. Sapevate che in Italia si è tenuto un PoeCamp dedicato alla poesia, o un inCamp in Toscana? No? Beh… come biasimarvi, se considerate che all’inCamp erano presenti 5 o 6 persone, mentre del PoeCamp non si è mai saputo niente (oltre al fatto che c’erano 10 iscritti sul wiki dedicato).

Dove voglio andare a parare con questi due esempio? Semplice: sugli ImprovvisaCamp.
Cos’è un ImprovvisaCamp (il copyright è mio, non vi azzardate a creare un BarCamp che si chiama così! :P)? E’ un BarCamp organizzato generalmente un paio di settimane prima (ma si può arrivare anche ad una settimana, come per l’inCamp) dove qualche volenteroso si inventa un tema e… si butta allo sbaraglio! A che pro? Boh…
Considerate questo: per lo ZenaCamp sono stati necessari diversi mesi di organizzazione, il PubCamp è stato annunciato sei mesi prima della sua data, il PiùBlogCamp che si terrà a Roma in dicembre è stato annunciato ben nove mesi prima, il RoyalCamp che forse si terrà a settembre è in organizzazione già da diversi mesi. Organizzare per tempo un BarCamp significa renderlo un evento "riuscito", sia sotto il profilo logistico che "sociale"; chi lo organizza potrà trovare sponsor, un luogo adatto al numero di persone che parteciperanno, provvedere al catering. Chi parteciperà, di contro, potrà organizzarsi per tempo con i mezzi di trasporto ed eventuali strutture ricettive dove alloggiare, potrà preparare la sua presentazione, potrà parlarne sul proprio blog e contribuire a far crescere l’evento a cui si prenderà parte.
Annunciare un BarCamp che si terrà dopo una o due settimane significa poco rispetto, a parer mio, della comunità che partecipa ai BarCamp.

Ma… se alla fine un ImprovvisaCamp è innocuo (male che vada è un’occasione buona per incontrarsi ed andare a mangiare una pizza), diverso è il discorso per il fratello "subdolo" dei BarCamp, ovvero il TornacontoCamp. Normalmente un BarCamp ha come fine quello di creare un’occasione per parlare, creare spunti di discussione, imparare, conoscersi, socializzare e divertirsi! Gli organizzatori (persone "normali" come gli stessi partecipanti, e che a loro volta avranno partecipato ad altri BarCamp) investono tempo ed energie (e soldi, tirati fuori di tasca propria, perchè non sempre gli sponsor riescono a coprire tutto) per la comunità, con il fine ultimo di "creare" un evento utile alla comunità stessa. Non sempre, però, il fine è questo. Se non seguite BarCamp Italia o non eravate presenti allo ZenaCamp, potreste esservi persi le discussioni che sono nate in seguito all’annuncio del GreenCampIt, un BarCamp sulla politica organizzato da un gruppo politico. Mmmm…. è un po’ come se Mc Donalds organizzasse un FoodCamp o Antinori un WineCamp… o TheBlogTV (una S.R.L di natura commerciale che usa i vlog per guadagnare creando campagne pubblicitarie) un VlogCamp. Ops… pare che un VlogCamp sia davvero in programma, organizzato davvero da TheBlogTV. E chissenefrega se lo stesso giorno è in programma un altro BarCamp da sei mesi… non si può mica perdere l’occasione di farsi un po’ di pubblicità a se stessi su una TV satellitare, per incrementare la propria base utenti, inventandosi un BarCamp in due settimane! Ah… addirittura un ImprovvisaTornacontoCamp… il massimo! E qual’è stata la spiegazione per questa sovrapposizione (quando TUTTI gli organizzatori di BarCamp non solo cercano di non sovrapporsi, ma anche di far passare una o due settimane fra un camp e l’altro)? Che: "Per il passaggio sul satellite era disponibile solo quella data". Eh già… la comunità non conta, quando ci sono interessi "superiori", no? Come, ad esempio, annunciare la non partecipazione ad un BarCamp causa "voglia di prendersi una pausa" (più che giusto, ci mancherebbe! Dopo essersi fatti diversi camp in diretta, offrendo un servizio eccezionale) e poi mettersi in lista per fare la diretta di un altro BarCamp lo stesso giorno. Differenza fra i due camp? Beh… il primo (organizzato in un pub) non portava sufficiente ritorno di immagine, il secondo (organizzato nella sede di un canale satellitare) permetteva di lanciarsi in Eurovisione…. molto meglio, no?

Beh, miei cari amici che mi leggete… personalmente penso che i BarCamp in Italia si stiano inflazionando.
Troppi eventi di questo tipo, alcuni di questi creati solo per "cavalcare l’onda del fenomeno BarCamp" (c’è davvero bisogno di un twittercamp?) e senza aver neanche idea del perchè o del come farlo (oh, SEDICI BarCamp… non due o tre!), senza portare niente di nuovo ed in alcuni casi con fini "dubbi" (quando non palesemente autopromozionali). Forse sarebbe il caso di fermarsi un attimo e riflettere sul perchè in Italia (un paese con 57 milioni di persone ed una penetrazione della Rete e della banda larga ancora di secondo piano) ci siano più BarCamp attivi che in tutti gli Stati Uniti.

  94 Responses to “BarCamp, ImprovvisaCamp e TornacontoCamp…”

  1. Essendomi perso il piacere di co-organizzare 2 barcamp, uno generalista e uno “verticale” mi permetto un primo commento sul tuo enciclopedico post.

    Non so se il fenomeno Barcam è in crisi, il tuo dubbio è sensato. Piu una cosa si moltiplica e più rischia di perdere indentita

    Tanto per citare un barcamp a caso allo Zenacamp mi ero posto dei problemi e avevo messo insieme un breve intervento
    http://www.slideshare.net/vittorio.pasteris/barcamp-howto/
    Che poneva domande piu che proporre risposte

    Cerchiamo di srotolare la matassa delle barcamp cose

    Tu chiedi perchè tanto successo in Italia. Il quesito è assolutamente pertinente. La risposta è forse lapalissiana: perchè ce n’era bisogno.

    Il convegno standard con un programma messo insieme con fini commerciali o marketing oriented non interessa più in Italia, per lo meno a quelli che puntano ad innovare.
    Perdere il proprio tempo, e se va male i propri soldi, per stare a sentire dei simpatici venditori di fumo non è più cosa sensata.

    Fin dall’inizio delle mie esperienze barcampali mi affascinò l’idea della assenza di un vero progetto top down negli interventi. Oddio un po’ di ordine ci vuole, più che altro per usare al meglio le risorse a disposizione, soprattutto il tempo.

    Fin da principio si sono associati in maniera secondo me non propriamente corretta il fenomeno barcamp e il fenomeno blogger. Direi che si tratta di un accostamento non casuale, ma i due mondi non sono per necessità conviventi.

    In seconda istanza siamo a una invasione-camp, con molti camp ortodossi, ma con l’attirbuzione di un nome del tipo Cocorita-camp e iniziative commerciali o che altro. E’ uno dei rischi dei successo: un imbastardimento concettuale e lessicale.

    Il tornaconto camp è un problema complesso: penso richieda un post ad hoc …

    Io mi ero posto dei quesiti sulla possibilita di creare barcamp contemporanei connessi in rete per comunicare reciprocamente. Il modello e’ tutto da elaborare e da mettere a punto.

    La verticalità è secondo me il percorso più facile di evoluzione: utilizzare lo strumento barcamp in diversi contesti.

  2. Pur essendo un quinto della popolazione statunitense abbiamo più rappresentanti parlamentari: ti pare che poteva spaventarci l’avere più barcamp? Certo si rischia che i barcamp in italia facciano la fine della politica (improvvisazione e tornaconto) ma dopotutto… siamo italiani e tolleranti! … 😈

  3. Ci sono un pò rimasto male, ma del resto, siamo in Italia, quando c’è la possibilità di farsi notare tutto torna in conto. Dal Canto mio, parteciperò al PubCamp anonimamente, presentandomi con il nome dell’altro Blog che è pubblico, nonostante tutto, della pubblicità, non ne ho bisogno.

    Arcadi

  4. Giovy ti ringrazio di cuore per l’inaspettata e graditissima solidarietà relativa a quanto si sta verificando. Vorrei solo precisare che il PubCamp si svolgerà oltre cinque mesi dopo il suo annuncio, ma non perché la sua organizzazione abbia richiesto tutto questo tempo: il fatto è che prima di decidere la data mi sono posto duemila problemi ed ho raccolto informazioni su tutti gli altri BarCamp in fase di organizzazione per cercare di non accavallarmi, nè essere troppo vicino a nessuno di loro. Ragion per cui da gennaio/febbraio sono andato a sbattere alla fine di giugno, per estremo rispetto del lavoro degli altri. Qualcun altro dal 7 giugno è andato a sbattere al 23 giugno, ponendosi il problema solo dopo e pretendendo che fossero gli altri a risolverlo, per spirito di comunità: il problema, per come la vedo io, non doveva proprio essere posto. Per l’episodio di Robin Good (cancellatosi dal PubCamp perché aveva bisogno di un break e poi comparso magicamente a curare la diretta del VlogCamp) non ho davvero parole: eppure non ce l’ho con lui, ha fatto una scelta di convenienza ed è ovvio che lui debba curare i suoi interessi, e non quelli di altri. Semplicemente mi dispiace. 😉

  5. Ottima analisi. IMHO sta anche a chi ai barcamp ci partecipa scegliere con criterio dove, come e farsi vedere.

    Alla fine gran parte del successo di un BarCamp è dovuto anche al numero di partecipanti 😉

  6. Ottimi spunti per riflettere. Davvero.
    Se ci si ferma ogni tanto a riflettere fa bene a tutti.

    Come organizzatore di……..tra poco due barcamp, aggiungo solo che le difficoltà sono sempre dietro l’angolo e tu ne hai citate molte. Altre arrivano quando meno te lo aspetti.

    Però sono anche positivista. Nel senso che nelle difficoltà ho visto i blogger dare il meglio di se stessi e tirarsi su le maniche. Un senso di appartenenza consolidato e bello, davvero bello.

    Sulla verticalità o “monetematismo”, che dire. Ormai sta dilagando. Però, visto questo fenomeno da un altra prospettiva, forse non è proprio male che laddove si organizzino eventi “old-style”, “old-economy”, “old-meddia”, ecc. …non è proprio male metterci lo spirito della non conferenza.
    Se devo dire la verità, mi è piaciuto molto quello che è successo da noi nel Veneto. E non lo dico per fare pubblicità, tanto non me ne frega assolutamente nulla.

    Quando la conferenza che precedeva ha lasciato il posto ai camperisti, ho vissuto una bella sensazione. Giù dal palco i relatori istituzionali, giù Microsoft, giù IBM, giù Google, via gli stendardi e le pubblicità delle multinazionali e sotto i blogger con 50 presentazioni sostitutive e integrative.

    Il vero contradittorio che porta alla contaminazione.
    Che ti devo dire a me piace.

    Se un giono faremo un barcamp a montecitorio chi ci guadagna? Noi no, ma secondo me i nostri parlamentari aprirebbero la mente. Alcuni 🙂

    Per il Twittercamp che stiamo organizzando c’è l’incognita delle date. Questo è verissimo. Settembre sembra il mese dei camp. E le tue osservazioni sono giustissime.
    Per il resto abbiamo aprofittato della Mostra del cinema che discute di cultura digitale. Potevamo lasciare il palco solo a loro?
    Secondo me no!

    Comunque fai bene a tenere accesa l’attenzione, come in tutte le cose italiane c’è il pericolo della deriva. Ma non c’è solo quella dei camp, c’è tutta la blogosfera che soffre di problema di identità.

    Ciao e buona giornata.
    Gigi

  7. Ecco, poi leggo queste cose sacrosante e mi vengono tutti i dubbi del mondo sulla necessità del barcamp che sto organizzando.
    Non c’è necessità, c’è solo voglia di trovarsi, di tanto in tanto, con le persone che condividono i tuoi stessi interessi, ed ascoltare chi ne sa decisamente più di te.
    Ha ragione anche Pasteris, ne avevamo un maledetto bisogno, dei Barcamp.
    Comunque il Romagna, non è nè un’improvvisa, dato che siam partiti 4 mesi prima, nè un tornaconto, dato che se non troviamo qualche sponsor siamo rovinati 😀
    Io spero non sia davvero un di più. Nel caso lo fosse ditecelo senza remore.

    Per il resto sai come la penso. Sono stra-daccordo, come sai sono responsabile prima delle polemiche sul greencamp, trovo assolutamente inutili i barcamp da 10 persone ed infine, se il bambino bielorusso che ospito nel prossimo mese e mezzo ne avrà voglia, una capatina al pubcamp la potremmo anche fare, così vede quello che NON deve diventare da grande :). Coraggio Maxime, sei il nostro disturbatore preferito (mi riferisco a quando l’ho visto al Marcamp) e hai ragione da vendere.

  8. Sono d’acccordo con te nella quesitone complessiva del discorso. L’organizzazione necessita tempo e il rispetto verso il lavoro degli altri è fondamentale.

    Per questo motivo sono contro le improvvisazioni ma non contro i tentativi.

    Secondo me si può organizzare anche un barcamp in una settimana, e anche sovrapporlo alla data di un altro. Però poi si dovranno accettare le conseguenze sia che la cosa abbia scarso successo, sia il contrario.
    Non è la prima volta che qualcuno si prende una data già stabilita, con la scusa della necessità impellente e spopola un barcamp altrove, organizzato con fatica e da tempi immemori.
    Ma il barcamp passa e la gente mormora…

    Per quato riguarda i tornacontocamp, abbiamo avuto anche quelli. Infatti il GreenCamp lo è stato. E ha avuto il successo che meritava.

    La moltiplicazione esponenziale di barcamp non dovrebbe preoccupare più di tanto perchè la partecipazione ai barcamp, per quanto ho visto sin ora è un qualcosa di spontaneo, volontario e condiviso, pertanto, tra virgolette, meritocratico. Le persone che si fanno i chilometri e spendono molti soldi per partecipare decidono dove andare in base ad una serie di valori che per il momento premiano le organizzazioni solide e sensate.

    Poi ci sono le eccezioni sia tra i partecipanti che tra gli eventi. A volte la scusa delle distanze, dei costi e degli impegni, sminuisce alcuni eventi che avrebbero meritato di più. Quello è vero.

    Anche io credo che su questo argomento scriverò un post vero e proprio.

  9. Mi sembra che i tuoi dubbi siano sensati, e molto. Magari scrivo qualcosa di più articolato (e che farà arrivare qualche lettera minatoria nella mia casella di posta).
    Ma mettiamola così. Non mi dà mica fastidio che esistano eventi commerciali, riunioni ad invito con dieci persone. Solo, non andrebbero chiamate *camp e non andrebbero fatte passare per quelle che non sono.
    Parlando con Dave Winer a Genova, abbiamo un po’ chiacchierato di questa cosa. A quanto ho capito in USA il fenomeno è già stato inquinato, e i *Camp sono solo un’altra occasione per gli spottoni aziendali.
    Non sapevo di quanto successo con il PubCamp, e per quel che può valere, mi dispiace molto per Maxime, che invece ha avuto una gran bella idea.

  10. p.s. Elena per gli sponsor posso darti una mano.
    Metto a disposizione quello che posso, sai che nel Veneto ne ho portati molti.
    Torno il 22 Giugno, se vuoi ti passo un po di contatti ok?
    Penso che gli sponsor sono benedetti, davvero non bisogna fare i puri.
    Organizzare un camp è molto faticoso e se qualcuno ci aiuta per suo tornaconto chi se ne frega, a noi serve comunque.
    In bocca al lupo per il Romagnacamp, son sicuro che ci sarò! A meno di imprevisti ma tocchiamoci 🙂
    Gigi

  11. Posso dire la mia?
    Bè, io penso che il successo del BarCamp sia lo specchio delle necessità della nostra società. Il fatto che se ne organizzino così tanti (io come qualcuno sa ne ho organizzato uno e ne sto organizzando un altro ad ottobre per conto terzi) significa che si sente la necessità di farlo. Ovviamente la maggior parte delle volte lo scopo è quello di diffondere una cultura dal basso semplicemente perchè dall’alto non si fa nulla.
    Credo ceh siamo un paese così “povero” di iniziative culturali di ampio respiro che la gente ha iniziato a prendere l’iniziativa. Se poi la cosa non è pallosa, ci si diverte, si interviene con un bicchiere di vino in mano senza formalismi o rompimenti, allora il successo è assicurato.
    Personalmente credo che quindi il successo della formula sia dovuto al fatto che si riscontra una scarsa presenza istituzionale. Detto questo ci si organizza da soli.
    E allora ben venga.
    E mi vien da dire che di questo passo è normale che capitano sovrapposizioni. A me è capitato. Eppure è andata bene lo stesso, sia a noi che al litcamp. Unica cosa: mi spiace davvero di non av er potuto fare il collegamento con torino per via di problemi tecnici riscontrati in loco la mattina del barcam. Però la voglia c’era. Eravamo comunque uniti da uno spirito comune.
    Ho i miei dubbi suil fatto che gli organizzatori del pubcamp si siano sentiti con i “concorrenti” per potersi “gemmellare” probabilmente nn ne hanno neanche la volontà.
    Perciò (e mi riferisco ai ragazzi del PubCamp)…fregatevene! ma veramente vi fate sti problemi? E’ così importane l’effetto media? credete che così facendo non abbiano fatto arrivare delle persone da voi? Credete che la riuscita di un barcamp si veda dal numero di persone che vengono e non dai contenuti che fate uscire?
    Suvvia..non siate stupidi.
    Alla fine avere le telecamere puntate addosso non è poi così importante credetemi.
    Per il resto sto organizzando un altro barcamp. Verticale però: l’advcamp (annunciato da più di un mese). L’ho spostato ad ottobre proprio per evitare vicinanze (tra l’altro fatte notare su barcampitalia.it) con il pubcamp. Lo sto organizzando insieme all’agenzia pubblicitaria per cui lavoro. Bè, che da questo barcamp, l’agenzia ne tragga pubblicità è ovvio, ma l’intento è un’altro. E’ quello di mettersi in discussione e di farlo con le altre agenzie di comunicazione. La cosa che mi piacerebbe davvero è che i blogger o gli esperti sconosciuti del mondo della comunicazione vengano ad insegnare alle agenzia cosa fare, quali direzioni prendere, dove si sta andando.
    Credo quindi che se un barcamp verticale viene fatto con la testa può funzionare..anche se organizzato da una piccola società che ha voglia di crescere ed apprendere. Se poi lo si fa solo per seguire l’onda..bè…è la gente che decide dove andare e quindi non ci dobbiamo neanche porre il problema. I risultati si vedono.

  12. Esprimo solidarieta’ a Maxime per lo sforzo organizzativo che sta compiendo, spero di poterci essere al pubcamp.

    Puo’ accadere che due barcamp, entrambi organizzati mesi prima scelgano la stessa data; sono cosi’ tanti gli impedimenti che possono sorgere che meglio correre il rischio di averne due lo stesso giorno, piuttosto che non averne nessuno.

    Pero’ trovo poco cortese, dal momento che la data del pubcamp e’ stata fissata con cosi’ tanto anticipo, che un’altro barcamp irrompa lo stesso giorno “causa satellite”.

    Sara’ il caso di aggiungere qualche postilla alle regole_del_barcamp?

  13. sorry, “un altro” nella fretta m’e’ partito un apostrofo indesiderato 😳

  14. Non ho mai avuto la fortuna di partecipare ad un *Camp ma… avevo avvertito, da esterno, la stessa sensazione.
    C’è una “frenesia al barcamp”… come se questo strumento di moda rendesse più “fighi”.
    Ok ok… ci si incontra, si scherza e si parla ugualmente, sia quando le cose sono organizzate come Dio comanda, sia quando il Camp è stato annunciato a pranzo per il pomeriggio, ma c’è una bella differenza, imho, nei contenuti che possono passare tra un camp e l’altro.
    Di barcamp non me ne intendo, ma con gli scout di “camp” ne ho fatti a decine (se non centinaia) e so quanto lavoro ci sia dietro… e quanto il campo vero e proprio alla fine risulti solamente il completamento di un lavoro che è avvenuto prima. Si arriva li per parlare di qualcosa su cui si è già riflettuto insieme… altrimenti, quei pochi giorni (e addirittura mezzo pomeriggio per un barcamp) diventano solamente un velocissimo scambio di idee che non si riescono a confrontare ed assimilare per bene.
    Se invece ci sta bene che i barcamp diventino dei raduni dove scambiar due chiacchiere perché ci piace quella compagnia e abbiamo tanto tempo libero (oh diciamocelo… vedo gente partire da mezza Italia per raggiungerli…), beh, allora ben vengano… nulla in contrario.
    My two cents.
    Ciao,
    P|xeL

  15. Quoto in pieno il tuo post fino alla fine: avevo un vecchio draft sul blog che si intitolava “evoluzione o involuzione dei BarCamp”.
    Volevo parlarne anch’io perchè quando un evento si trasforma in moda allora i contenuti vengono messi in secondo piano.

    Tralasciando le querelle (importanti non cè dubbio) riguardanti le sovrapposizioni e l’effetto pubblicità di chi organizza e sponsorizza vorrei soffermarmi sulla necessità di organizzare incontri del genere: il RoyalCamp ad esempio è organizzato con l’aiuto della Provincia di Caserta ed ha come scopo quello di attrarre non solo i soliti personaggi della Rete (blogger,esperti,eccecc) ma di convogliare e coinvolgere chi ancora non conosce questo mondo in una “conferenza” informale,che possa interessare e portare a sviluppi positivi.
    Certo, l’ambito commerciale può portare novità ed una ventata di illusione: Winer ad esempio ha creato l’HyperCamp che dimostra un po la filosofia di trasformazione business dei BarCamp in Usa e quindi qui in Italia.

    A me interessa sottolineare una cosa: con il RoyalCamp voglio utilizzare il modello del BarCamp, modificarlo in parte e soprattutto sfruttare un occasione come questa per portare argomenti e tematiche in una realtà abbastanza lontana da tutto questo.
    Ci saranno stati anche 16 BarCamp ma sono serviti a poco se le persone ancora non conoscono cos’è un blog.

  16. Concordare su tutta la linea mi sembra il minimo. Ho avuto già modo di “scontrarmi” con Gigi sul TwitterCamp e per il momento (lo sa bene anche lui) ci abbiamo messo una pezza virtuale da rendere reale il prima possibile (il contatto fisico è e resta sempre il migliore).

    Il resto è superfluo, ne stiamo già parlando via Skype! 😉

  17. Io credo che nel mercato dei *Camp ci sia la legge della domanda e dell’offerta, o legge della giungla se volete chiamarla così.

    Si organizza il pincopallinoCamp per puro interesse? Ci vanno 5 persone? Cosa è stato risolto? Nulla. Quel *Camp è nato e morto lo stesso giorno e non credo che 5 persone abbiano dato fastidio a un altro Camp in un altro luogo.

    Con questo non voglio dire che la mancanza di rispetto nel sovrapporre le date dei Camp sia giustificata, ma la crescita dei Camp si regola da sola con l’affluenza. Poi ricordiamo che il 52% della popolazione non usa Internet, i Camp possono essere uno stumento per sensibilizzare questa fetta di popolazione che sono necessari per la crescita di Internet in Italia.

  18. ma se ai barcamp ci vanno sempre le stesse persone, perché non chiamarli banalmente “raduni”?

    e questo discorso sulle persone che vanno ai barcamp ha due risvolti se volete opposti: da una parte, non dovrebbe avere senso evitare sovrapposizioni di barcamp, in quanto in teoria non dovrebbero esserci sempre le stesse 100 persone che vanno a tutti i barcamp; dall’altra parte, si dovrebbe cercare di fare qualcosa di utile per attirare attenzione esterna, sennò ce la cantiamo e ce la suoniamo da soli (c’è chi preferisce il termine autoreferenzialità).

  19. Inevitabile prezzo da pagare al successo della formula 😐

  20. Impossibile non essere d’accordo con la tua riflessione: tutta questa serie di XXXCamp (che detto così sembra un Camp erotico – e di questa il Copyright è mio – :-P) sono dispersivi e non si focalizzano sull’evento stesso. Come può esistere un Camp con 8 partecipanti? Tanto vale andare a bersi un aperitivo da qualche parte…

    ZenaCamp uber alles!

  21. Ciao Giovi,
    ho letto il tuo post stamattina e sono rimasto un po’ dispiaciuto per i tuoi commenti su theblogtv. Premesso che non ho veramente niente a che farci, mi sembra che il progetto in realtà stia cercando di proporre vie nuove e innovative per lo sviluppo di nuove vie di comunicazione…per quanto riguarda il discorso degli sponsors, non trovo che siano troppi e grandi, e comunque provare a campare o pagare l’affitto della pagina, e magari finanziare altri progetti come quello che hanno di fare un documentario in giro per l’Italia non è male…poi anche li, ti suggeriscono di appoggiarti a canali già conosciuti tipo couchsurfing… comunque ti seguirò…buon lavoro, Erik

  22. Dici bene… Nel feed reader ogni settimana leggo di BarCamp di qua, BarCamp di là, BarCamp ovunque!! Un po’ troppi… Soprattutto perchè il giorno dopo è un racconto di quello che è successo linkando tutto e tutti…

    Chissà perchè poi… :mrgreen:

  23. assolutamente condivisibile. Mi sono accorto, pur non essendo mai stato fino ad ora a un BarCamp (non a causa mia , ma sono tutti al nord o quasi), che a fronte di molti sacrifici personali di molti bloggers e organizzatori di molti dei BarCamp più autorevoli fin qui avuti, c’è ovviamente qualcuno sempre disponibile a farsi avanti pur senza basi tecniche, organizzative e monetarie. Egocentrismo, puro divertimento, strafottenza, arrivismo , chi lo sa forse tutte le componenti.
    Se mai dovessi organizzare un BarCamp (oltre ovviamente a dover partecipare come minimo a 5-6 di questi prima per farmi una reale idea), comincerei adesso per poi organizzare il tutto fra un anno , per avere l’esatta cognizione di ogni singola cosa, avere tutto sottomano e poterlo gestire al meglio onde evitare figurelle da squaraus.

    Ora pero’ direi di organizzare il PostgiovysuibarcampCamp :mrgreen:

  24. Tutti gli interventi sono decisamente condivisibili

    Il percorso possibile sarebbe forse una condivisione maggiore di idee fra i gvari organizzatori di barcamp in modo che si possano fare iniziativive comuni per tenere alto l’interesse e mi permetto di dire “l’utilita sociale” del fenomeno

    VP

  25. Mi permetto di dire la mia, come organizzatore di un Barcamp, nello specifico BeachCamp, e come interessato al fenomeno che si è creato negli ultimi mesi, sopratutto la sua utilità sociale. Quindi portare le persone da una “realtà virtuale” alla vita reale, e devo dire che l’esperimento è stato riuscitissimo.

    Premetto che per diversi e svariati motivi, non ho potuto partecipare a nessuno dei Barcamp organizzati fino ad ora, vuoi per le distanze, vuoi che si sono accavallati con impegni personali a cui non ho potuto venire meno; ma quando ho potuto ho seguito attraverso i vari servizi Live lo svolgersi degli eventi.

    Tornando a noi, concordo con molte delle perplessità di Giovy (e degli altri), è inutile cercare di cavalcare l’onda della formula “Barcamp” per tornaconto personale, questi eventi funzionano perchè “spontanei” quindi fuori (fino al limite del possibile) da logiche commerciali, partire con il piede sbagliato significa annunciarne la non riuscita.

    Per quanto riguarda Maxime, io prima di scegliere la data del BeachCamp l’ho sentito ed ho cercato con lui un modo per far coniugare i nostri due eventi, ed ecco che abbiamo scelto il 24 come data perfetta per entrambi, visto che si terrà a Francavilla al Mare a una manciata di Km. da Chieti.
    Personalmente, non credo che il Vlogcamp possa in qualche modo scontrarsi con il Pubcamp, infondo sono due _eventi_ con la stessa formula, ma con argomentazioni e logiche del tutto diverse, di certo penso che il problema delle date debba avere un peso per chi ha in mente di organizzare un qualche evento.
    Quindi tranquillo Maxime, secondo me ne avrai tante di birre da offrire 🙂

    Un ultima nota, l’organizzazione di un Barcamp, per quanto sia un evento “easy” è comunque faticosa, come è faticoso cercare sponsor: molti ancora non capiscono cosa sia un Barcamp, ed è difficile spiegarne i benefici, ed ecco che ci vuole un tempo fisiologico da mettere in conto per l’organizzazione. Io per il Beach, sono partito in ritardo ed ho dovuto fare i salti mortali per trovare qualche Sponsor e Maxime ne sa qualcosa.

    Magari visto che qualcuno di voi c’è, sarebbe interessante poter continuare e approfondire questa discussione davanti a un bel boccale di birra, o sdraiati a prendere il sole 😉

    Ste

  26. Massima solidarietà a Maxime, è davvero un colpo basso. Questo aumenta la mia voglia di esserci anche se sarà davvero difficile.
    Mi sembra eccessivo invece il tuo attacco a Robin. Quoto quando detto, con classe, da Maxime qualche commento sopra.

  27. Forse sarebbe il caso di fermarsi un attimo e riflettere sul perchè in Italia (un paese con 57 milioni di persone ed una penetrazione della Rete e della banda larga ancora di secondo piano) ci siano più BarCamp attivi che in tutti gli Stati Uniti.

    ed inoltre la ottima riflessione … 16 barcamp e nulla di nuovo ! 🙄 … Bravo Giovy !

    questa vs. società [blogger] dell’apparire a tutti i costi a discapito dell’essere … [nulla di personale ma generalizzando]

    ciao !

  28. […] BarCamp, ImprovvisaCamp e TornacontoCamp… [via : Giovy’s blog] […]

  29. spero vivamente che sia una moda passeggera, cioè: blog che vai, barcamp che trovi
    che poi mò pure una cena tra blogger nun se chiama più ‘cena’ ma barcamp 🙂

  30. Come al solito qui da noi (Italia) si fa un pò di confusione, i Barcamp sono molto importanti, sono una dimostrazione di come sta cambiando la nostra società.
    Il fatto di trovare altre manifestazioni di questo tipo lo stesso giorno e con la consapevolezza di sapere che in quella c’è gia il PubCamp, significa scavalcare le regole, non scritte, ma che in modo educato si rispettano.
    Spero solo che alla base di questa coincidenza non ci siano interesse di immagine o ritorni economici, sarebbe squallido e stupido.
    Coloro che in rete hanno creato e guadagnato molto lo hanno fatto con le idee giuste e con molta “intelligenza”.
    Hai fatto benissimo a parlarne, in questo modo dai un informazione CORRETTA.

  31. L’analisi è chiara e condivisibile. Credo che, alla fine, sia un problema-non problema: se la gente non ci andrà smetteranno di farli. Se ci andrà vuol dire che li vogliono.
    E, giustamente, non pensiate che nel meraviglioso mondo 2.0 sian tutti utenti appassionati. I gatti e le volpi ci sono e mi aspetterei, vista l’elevata media di intelligenze e competenze, chiare prese di posizione in tal senso. Invece mi par di vedere che sovente ci si faccia sedurre del Lato Oscuro del 2.0 (non che l’aspetto commerciale sia un Lato Oscuro; diciamo che trovo poco stimabile ammantarsi da portabandiere dell’innovazione, quando in realtà vuoi vendere la tua paccottaglia).
    Però l’idea dei microcamp non mainstream, tipo il PoeCamp, è una figata.

  32. condivido in pieno…
    Maxime non c’entra, il suo è un camp organizzato pazientemente e, da quanto vedo nel wiki, partecipato. E non lo dico perchè sono tentato di andarci.
    Per il resto, tutte cazzate pro blogbabel.

    Scusa il francese.

  33. Giovy … posso essere franco senza starmi a preoccupare che te la prendi a male?

    P.s.: Luca Sartoni, posso scrivere più di 10 righe? :))))

  34. MFP: scrivi quanto vuoi. Ci mancherebbe!

  35. […] spunto dall’analisi di Giovy, che ha definito la nuova categoria cognitiva del ImprovvisaTornacontoCamp per rilanciare una mia idea, abbozzata prima del barCampMatera e che spero di riuscire a sviluppare […]

  36. Concordo con il fatto che molti, ma troppi camp si stanno organizzando…non rispettando i tempi di condivisione delle cose. L’accavallarsi ha già di se un qualcosa di disordinato e non linerare. Poichè se sono lì, mi devo per forza di cose perdere anche quella conversazione là per sentire quell’altra conversazione..non siamo “uni e trini”.Mi fà piacere , invece notare, una crescita ( vuoi per motivi personali e di tornaconto..) della creatività altrui.. ( anche se troppe cose e fatte male…)….dopo essere stato al RomeCamp (grande esperienza personale, davvero) , spero di riuscire ad essere di nuovo ad almeno uno di questi nuovi incontri, raduni, chiaccherate, badge risate e curiosità, che quando ti ci trovi dentro son davvero bellissimi…!!

  37. Detta tutta, se non c’e’ Robin Good e’ un buon segno, anche perche’ alla tua giusta prolusione andrebbe aggiunta una categoria: i “professionisti degli eventi tecnologici”.

    Leggendo un po’ di Twitter di personaggi della “famiglia allargata” dei blogger mi sono accorto che c’e’ non poca gente che passa da un convegno ad un altro, da una conferenza ad un meeting, girando gioiosamente per l’Europa. Il tutto in giorni feriali, in orario lavorativo e con continuita’. E li vedi OVUNQUE e SEMPRE. Prezzemolini, ubiqui, presenzialisti, ecc. Nessun peccato mortale, tuttavia…

    Che cavolo di lavoro fanno?
    Tutti ricchi di famiglia? Puo’ darsi.
    Pero’ la domanda sul SE e QUANDO LAVORANO mi pare legittima a farsi. Cioe’, c’e’ gente che o ha presto un mese di ferie tra maggio e giugno o semplicemente non lavora per scelta: certi viaggi di qua e di la’ non si possono certo fare nemmeno lavorando in proprio e disponendo molto bene del proprio tempo.

    Insomma, c’e’ sicuramente un eccesso di offerta di BarCamp, ma tenderei a non considerarlo un problema (potrei infilare nel Wiki un Self-Camp che organizzo quotidianamente chiacchierando tra me e me), semmai un segnale di maturazione del mezzo. E quando un fenomeno matura, si diversifica e spesso sfocia nel manierismo (e, nel caso del mercato, nella marchetta).

    C’e’ bisogno di un BarCamp a Fanculate Milanese e di un IrpiniaCamp a Lacedonia? Localmente forse si’, ma i BarCamp non sono certo gli annunci sul Wiki, l’organizzazione, i badge, ecc. Il quid che caratterizza e sostanzia i BarCamp sono le persone e le loro conversazioni.
    Se al BarCamp sulla carta piu’ sfigato e pleonastico c’e’ gente presa bene che condivide idee, conoscenze e relazioni, ecco che nasce un BarCamp vero. E ha senso anche se ci sono dieci persone.

    Quindi non avrei paura del proliferare dei “tentativi di BarCamp”. Ne annunciano mille e ne sopravvivranno 6 o 7. E saranno le persone a scegliere quali. E non e’ detto che scelgano i migliori, teniamolo a mente, visto che le dinamiche in questo caso sono abbastanza strane (cioe’ ci si va se c’e’ gente che ci va, tipo nelle discoteche).

    E’ una sana regola di mercato: di fronte a troppa offerta, la domanda si fa piu’ raffinata e ci sta che qualche “azienda” fallisca miseramente. O si accontenti del poco che ha ottenuto.

    Pero’, visto che il pubblico potenziale di simili iniziative (che continuano ad essere, secondo me, troppo geek oriented e troppo legate al “club” della blogosfera, tanto che hanno sostituito i blograduni) e’ limitato, vedrai che l’offerta esplodera’ e poi calera’ fino a stabilizzarsi.

    Certo che se continuiamo a fare BarCamp con questi ritmi, i “professionisti” del settore finiranno per schiattare causa iperlavoro. Proprio loro che, evidentemente, non lavorano mai.
    Oggi a Berlino, domani a Mappano Torinese, dopodomani il GiuliettaCamp di Verona e l’aperiCisco per il compleanno del cuginetto di Lele Dainesi e la sera la DiscoCamp ad Arma di Taggia, il giorno dopo a Fiano Romano, poi a New York, poi il CiucCamp negli stabilimenti della Grappa Nardini, ecc. Va a finire che Robin Good lo cerchiamo su Chi l’ha visto. E forse e’ la volta buona che va a finire in Tv per davvero.

  38. Luca: era per prepararti ad un bibbione simile a quello di Suzuki, eheh… la domanda vera era se Giovy è permaloso o no… non si può rischiare di offendere il padrone di casa proprio a casa sua, io me la prenderei a morte.

    Suzuki: in rete il parametro su cui tarare (perfino) la rilevanza giuridica è l’abbondanza, non la scarsità… (c’è anche un libro in giro da qualche parte, perdonami se al momento non mi viene il titolo, magari tu l’hai pure letto… vabbè, se ti viene in mente ricordamelo per favore). Quando c’è “tanto” c’è un valore maggiore (non più prodotto, ma più valore; è tutto lì il corto circuito logico che fa incazzare alcuni come Giovy in questo caso… nella confusione cioè tra economia e finanza). Quindi dire che “c’è troppo” è menar il can per l’aia… bello però il pensiero che pochi, tanti, belli o brutti, l’importante è che gli eventi permettano la spontaneetà e l’autodeterminazione… come in natura… perchè è quello che fa barcamp (iscrizioni aperte, comunicazione reale fatta cioè di canale di andata e di ritorno, via le formalità che sono come le parrucche dei francesi del diciottesimo secolo, e l’unica cosa che è obbligatoria è la partecipazione, nel senso di portare qualcosa di proprio per rendere l’evento più bello; full stop). E’ proprio quello, la spontaneetà, che permette di creare valore ad una velocità superiore perfino alle associazioni/società organizzate verticalmente. Questo è vero in tutti i sistemi a rete (social networks inclusi, barcamp inclusi, “le comuni” come Freetown Christiania incluse): creative commons moltiplica il valore, wireless commons moltiplica il valore, free software moltiplica il valore, una democrazia spontanea (io, copiando J.P. Barlow in questi mesi l’ho chiamata “anarchia funzionante”) moltiplicherebbe il valore… noi (sempre troppo pochi) che abbiamo abbracciato questa filosofia, ognuno nel suo piccolo contributo di 1 riga di codice, mezzo articolo, 4 ticket sui sistemi di sviluppo, 3 feedback, 1 video, 6 slides, e poco altro, stiamo facendo “un culo così” (guarda i gomiti, non le mani) alle corporation più grosse. Tutto il resto sono pippe…ehm… menar il can per l’aia, che vengono fatte per motivi che prescindono dalla natura dei barcamp, o del software sviluppato, o dell’opera prodotta, dei blog e altro. Ma non vado oltre prima di essermi accertato di poter parlare senza offendere (discutere con forza si, ma non tutti sono capaci di confrontarsi senza offendersi; e io ci tengo a non offendere nessuno).

  39. @ MFP: vai tranquillo, non mi offendi sicuramente (ovviamente purchè non si trascenda nel triviale, ma sono sicuro non sarà il tuo caso) ed in questo blog mi sono sempre fatto vanto di permettere a tutti di dire la loro senza alcuna censura. Quindi… go ahead! 😉

  40. A volte credo, da quello che scrive Giovy, che venga usata la modalità barcamp per eventi che magari, almeno inizialmente, richiederebbero altre modalità altrettanto valide, mi vengono in mente ad esempio i like mind

  41. sono senza ombra di dubbio con te …. non si deve snaturare il vero significato di un Camp… e se si fa solo per avere un pizzico di notorietà non è nello spirito giusto …. resto per il pochi ma buoni !!!!! 😉

  42. Per me che non ho mai partecipato ad un barcamp, l’involuzione che la formula ha subito è ancora più evidente. Una cosa è secondo me fondamentale: il rispetto verso gli organizzatori che si sono prodigati per mesi. Scoprire che ci sono più camp che si accavallano è solo l’ennesima dimostrazione di “un cavalcare l’onda”. Sempre con le dovute eccezioni…

  43. Giovy, in questo post vedo la stessa piega che hanno preso molte community italiane di sviluppo di software aperto, ognuna con il suo signorotto locale e rispettivo caporale, ognuna talmente presa da se che non sa nemmeno mettere a fuoco quando fare sistema per saltare ostacoli più grandi di se e quando rifiutare le logiche “familiari” (chiamiamole pure “mafia”, tanto l’affiliazione… come quella ad un partito… quello è; anche se, mafia vera a parte, non si contempla l’omicidio e altri strumenti esplicitamente violenti). Non parlo dei micro-camp, quelli vanno bene così come sono (finchè “aperti” come definiti nel messaggio sopra), vuol dire semplicemente che o non c’è stata comunicazione sufficiente dell’evento o non c’era interesse a partecipare… ma finchè è tutto spontaneo, è tutta trippa buona… è società, socializzazione, scambio culturale (anche lo sfottò più stupido).
    Parlo della questione del soldo, del tornaconto… se dovessimo dare retta a te, beh, non dovremmo fare barcamp! Uno dei primi (ve ne è il video in giro per la rete) si è svolto in una sede Microsoft! Dovremmo crocifiggere qualsiasi sponsor di barcamp, e crocifiggere qualsiasi organizzatore di barcamp, e quando sono finiti quelli che organizzano barcamp, iniziare a crocifiggere la gente che incontri per strada… una caccia alle streghe.
    C’è un cortocircuito sobillino di fondo: le risorse (ie: economica) sono finite sia in ingresso che in uscita dal sistema socio-economico; il denaro (ie: la finanza) è invece infinito… il problema è la finanza… non l’economia. Non è che ovunque c’è uno scambio di valore c’è uno scopo occulto e malvagio da perseguire (visione per altro infantile); e il tornaconto è un bene per tutti i sistemi “aperti” (è un caso che Stallman e Perens per il software, ma anche Lessig per le opere, ma anche… cercano di incentivare, aggregare, facilitare il business intorno ai commons?). Dietro tutti i software aperti più importanti (ie: utili) ci sono uno zoccolo duro di sviluppatori pagati bene, una o più società che monetizzano l’uso di quei software… OpenOffice, Firefox, Apache, Ubuntu… dovremmo smettere di utilizzarli? Dietro ogni barcamp c’è uno sponsor… quel tanto che basta a rendere l’incontro possibile… non andiamo ai barcamp?
    Io capisco ciò che ti spinge… lo capisco perchè ero un fondamentalista anche io… poi per fortuna ho capito. E’ però oggi importante mettere a fuoco queste cose, tanto più importante tante più persone ti leggono (è un blog, ok; non sei un giornalista, ok; ma questo non ti esime dall’avere una tua etica di piombo, tanto più persone raggiungi). E tanto più importante tanto più si stringe il cerchio… siamo alla resa dei conti amico mio, sulla produzione di idee e la circolazioni di idee si sta decidendo il nostro futuro… la vuoi libera (elevazione a potenza del valore, accesso alla conoscenza per tutti quelli che la vogliono) o proprietaria (poco valore, per poche persone, e costrizione a conoscere solo ciò che è da altri dato conoscere)? Se la vuoi libera, spera che ci siano tanti sponsor ad organizzare tanti barcamp aperti, e magari evita di partecipare agli incontri chiusi… come quello dell’aperitivo… o a recensire i cellulari Nokia… che tra viral marketing, niche marketing, roach baiting e altre porcate… per essere attratti dal potere, finite per essere usati da esso… e senza nemmeno rendervene conto (perchè nel nostro piccolo, ognuno pensa di essere sufficientemente intelligente da non farsi usare… ma non è una questione di potenza di calcolo, quanto di materie prime a disposizione… e non tutti hanno l’informazione, materia prima, necessaria a capire come stanno lavorando sociologi, etologi e antropologi per plagiare l’uomo a rete).

    Io non conosco gli altri casi che hai citato, però ti posso parlare del vLogCamp del 23 perchè Robin mi ha chiesto di andargli a sistemare la rete e quando li ho contattati per avere informazioni sul luogo, mi hanno coinvolto anche per la rete dei camparoli (mi sto’ pagando il biglietto di ingresso… è il mio contributo; l’avevo offerto anche all’OpenCamp, e non ho nessuna azienda alle spalle… sono un uomo libero, io). Da quanto ho capito osservando Theblogtv, il ritorno che ne avrebbero non è niente di diverso che so… dall’iscrizione al San Lorenzo social forum per chi ha partecipato allo ZenaCamp; non è nulla di diverso dagli sponsor che Robin porta sul cappellino, o dalla Sun che ti fa il porta badge e ti spara due sessioni sul loro modello di sviluppo. C’è ovviamente un tornaconto, sempre; ma scusa, tu perchè partecipi a questi eventi? Non ne trai profitto? (profitto non è solo lucro, c’è anche tutto quello che va dal divertimento al “guadagno intellettuale” all’approfondimento dei rapporti esistenti nella propria sfera sociale)
    C’è ovviamente da marcare strette le aziende commerciali perchè perseguono un fine privato spesso parassitarie per tutto l’ambiente circostante, ma finchè è tutto aperto e palese (ivi incluso il marketing), e per di più per produrre contenuti liberi (come nel caso di Robin, e di tutti quelli che parlano ai barcamp)… avanti…. produciamo senza sosta… che la cultura dell’abbondanza, che la Società dell’Informazione, aumenti la nostra percezione della realtà!

    (morale: il discriminante sono l’apertura e la trasparenza, non la presenza di tornaconto)

    Insomma, un conto è Gaspar che fa notare come l’evento Cisco era chiuso e a caccia di blogger in grado di trasportare efficacemente messaggi customizzati ognuno per la propria nicchia di coda lunga… un conto è Ducati che seleziona l’AD richiedendo che sia esperto di blogs (tribal behaviour diceva Paco Underhill, etologo del business; “tribù” definisce Ducati i suoi centauri; mafiosi dico io, tutti quelli che aderiscono a logiche di affiliazione fuori dalla propria famiglia naturale)… un conto sei tu che getti merda sul lavoro della gente quando quel lavoro non può fare altro che migliorare la tua condizione di vita, e il tutto per un sentimento nobile (l’amore per questo ambiente fantastico che è la blogosfera) ma che in questo caso finisce per prendere il sopravvento e farti fare stronzate che danneggiano ciò che ami (come fa la mamma chioccia quando il figlio vuole andare via dal nido). A grosso potere, corrisponde una grossa responsabilità, anche se non sei un giornalista (l’ordine andrebbe abolito, è anticostituzionale); metti a fuoco queste cose, o smetti di scrivere un blog (non lo fare! Però porca miseria, contribuisci… non distruggere).

  44. Dimenticavo: perchè non vieni anche tu il 23? Ci sarà anche uno con cui ho discusso tempo fa proprio, a lungo e non senza alzare la voce, a proposito di queste dinamiche; con l’occasione potremmo metterci a discutere di queste cose in diretta NetTv/SatTv per cercare di estendere questo dibattito che dal mio punto di vista è importante. Io non volevo tenere una sessione perchè non mi trovo a mio agio quando sono lì a parlare e vado sempre troppo lungo, però se vieni colgo l’occasione per spolverare la terza parte delle mie slides (le stesse dell’OpenCamp e dello ZenaCamp… che tanto non sono mai riuscito a fare più di una parte a camp e quella economica è rimasta sepolta nella mia logorrea, quindi sarebbe comunque un inedito).

  45. Spero non me ne vorranno gli altri amici che hanno commentato se rispondo solo a MFP, che mi ha tirato direttamente in ballo.

    @ MFP: grazie per il lungo e articolato commento, io sarò sicuramente molto più breve e risponderò solo alle parti dove mi citi direttamente, altrimenti starei qui fino a domattina e farei un torto ad altri amici che meritavano una risposta.

    in questo post vedo la stessa piega che hanno preso molte community italiane di sviluppo di software aperto, ognuna con il suo signorotto locale e rispettivo caporale

    Qui non c’è un signorotto nè un mafioso. Ci sono IO che scrivo e gli altri che commentano (se vogliono).
    Una community prevede che tutti possano proporre argomenti, aprire discussioni e cose del genere. Questo è un BLOG, ci scrivo io solo e chi passa di qui può commentare solo quello che passa per la testa a me. Accomunare un blog ad una community è sbagliato, anche se alcune dinamiche potrebbero essere simili.

    Parlo della questione del soldo, del tornaconto… se dovessimo dare retta a te, beh, non dovremmo fare barcamp! Uno dei primi (ve ne è il video in giro per la rete) si è svolto in una sede Microsoft! Dovremmo crocifiggere qualsiasi sponsor di barcamp, e crocifiggere qualsiasi organizzatore di barcamp, e quando sono finiti quelli che organizzano barcamp, iniziare a crocifiggere la gente che incontri per strada… una caccia alle streghe.

    Evidentemente non sono stato chiaro io (o non hai letto con attenzione tu): io NON mi sono scagliato mica contro gli sponsor, ci mancherebbe! Gli sponsor sono fondamentali per un BarCamp, altrimenti molti di questi non riuscirebbero ad aver luogo.
    Io ho detto che NON apprezzo società commerciali che vogliono usare la logica dei BarCamp per trarne profitto (economico).
    Significa che se una società commerciale vuol presentare un prodotto ad un BarCamp lo può fare senza problemi ed anzi DEVE farlo, come fa fatto ad esempio Yoo allo ZenaCamp.
    Se invece una società commerciale vuole mettere su un BarCamp per sponsorizzare propri prodotti allora no, non mi sta bene. E’ tanto difficile da capire?

    Da quanto ho capito osservando Theblogtv, il ritorno che ne avrebbero non è niente di diverso che so… dall’iscrizione al San Lorenzo social forum per chi ha partecipato allo ZenaCamp; non è nulla di diverso dagli sponsor che Robin porta sul cappellino, o dalla Sun che ti fa il porta badge e ti spara due sessioni sul loro modello di sviluppo.

    E qui invece casca l’asino! La differenza (sostanziale) è che nè San Lorenzo, nè Sun nè uno degli sponsor di Good ha mai deciso di creare un BarCamp.
    Se San Lorenzo (spostiamo l’attenzione su un’azienda che tutti conoscono) decidesse di creare un PestoCamp, portando in esposizione i suoi prodotti mascherandoli da… che ne so… “come creare un pesto buono come quello di San Lorenzo”, mi incazzerei ugualmente e direi peste e corna anche di San Lorenzo.

    C’è ovviamente un tornaconto, sempre; ma scusa, tu perchè partecipi a questi eventi? Non ne trai profitto? (profitto non è solo lucro, c’è anche tutto quello che va dal divertimento al “guadagno intellettuale” all’approfondimento dei rapporti esistenti nella propria sfera sociale)

    E’ chiaro che parlavo di tornaconto economico, mettersi a cavillare sul significato della parola tirando in ballo il senso letterale significa voler prendere fischi per fiaschi (o forse non l’hai capito realmente?). In ogni caso, credimi che partecipare allo ZenaCamp, ad esempio, mi è solo costato soldi per arrivarci, stanchezza a manetta e scombussolamento generale. E’ stato anche un grosso piacere rivedere gli amici ma… definire “tornaconto” un piacere non mi pare il caso.

    un conto sei tu che getti merda sul lavoro della gente quando quel lavoro non può fare altro che migliorare la tua condizione di vita

    Io non ho gettato merda su nessuno. Ho espresso dei miei legittimi dubbi nel MIO blog; sarò libero di scrivere quello che mi passa per la testa, come ho lasciato a te la libertà di scrivere un commento più lungo del mio post? O devo scrivere solo cose che ti piacciono?
    Io non lecco il culo a nessuno, caro MFP… non vivo di blog, tenerlo su mi costa tempo e denaro, e stai tranquillo che se un prodotto che testo (e che magari mi è stato inviato appositamente ) fa cagare, lo dico senza problemi (e chi mi segue lo sa, la trasparenza è la prima cosa, per me).

    A grosso potere, corrisponde una grossa responsabilità, anche se non sei un giornalista ; metti a fuoco queste cose, o smetti di scrivere un blog (non lo fare! Però porca miseria, contribuisci… non distruggere).

    Non ho nessun grosso potere, se non quello che viene dallo scrivere delle cose che mi piacciono.
    Se una persona non è d’accordo può dirlo tranquillamente (come hai fatto tu) o non leggermi affatto. Entrambe le soluzioni sono valide… 🙂
    E non distruggo niente, anzi, cerco di costruire (e BarCamp Italia, punto di aggregazione dei BarCamp italiani, ne è la prova).

    Dimenticavo: perchè non vieni anche tu il 23?

    Il 23 sono impegnato, dal momento che sarò al PubCamp, dove non solo ho dato la mia disponibilità da febbraio, ma porterò una presentazione “non tecnica” per far divertire le persone (un po’ come quelle portate agli altri BarCamp) senza trarne alcun tornaconto.

    Saluti.

  46. Ma VaffanCamp!

    Ho già organizzato altri eventi prima del PubCamp e so bene che man mano che si avvicina la data fatidica i problemi aumentano, anziché diminuire, ed hai la sensazione che il mondo voglia crollarti addosso (non prima, però, di aver deciso il modo pi…

  47. Giovy, mi scuso io per la sbrodolata… ma è importante facilitare l’incontro e la diffusione libera di ciò che si dice negli incontri de visu (per lo stesso motivo per cui i blog sono importanti, indipendentemente da quello che scrivono e soprattutto quando sollevano dibattito). E se te ne esci con questi post, remi contro… anche se sono certo che sei per la libertà di espressione 🙂
    Piuttosto grazie a te che mi dedichi risposta punto-punto.

    Accomunare un blog ad una community è sbagliato, anche se alcune dinamiche potrebbero essere simili.

    Non so che idea hai tu di community, io per “community” intendo “la comune”, caratterizzata dall’autodeterminazione (non credo sia il termine giusto, forse sono più termini; comunque: spontaneetà, naturalezza, etc; spesso si parla di fenomeni “dal basso”). Forse (dico forse, suggerisco a me stesso) ti riferisci alle community create negli anni a dietro su Internet da qualche entità commerciale? Quelle non sono community… quelle sono i tentativi primordiali di una piovra di monetizzare le community… tentativi per altro largamente falliti… e falliti perchè l’intento è sempre quello di una comunicazione one-to-many, non many-to-many… i blog “funzionano” (“funzionano a che”? Mi dirai, lascio indeterminato per esigenze di brevità) perchè sono spontanei e many-to-many 🙂
    (per approfondimento cfr. il post di Stefano Epifani, scritto subito dopo MateraCamp, sul suo blog)

    Io ho detto che NON apprezzo società commerciali che vogliono usare la logica dei BarCamp per trarne profitto (economico).

    Neanche io, ma tanto falliscono… non possono trarne lucro (il profitto non è solo lucro! Profitto: http://www.demauroparavia.it/87411; Lucro: http://www.demauroparavia.it/64811 ; su questa cosa hanno giocato per anni le major… se nei primi anni ’90 non avessero cambiato la parola “lucro” con “profitto” nella legge, e hanno cambiato solo quella parola, a quest’ora il nostro paese non sarebbe così arretrato e tu non rischieresti la galera per mettere in condivisione). L’importante è vigilare… che poi basta che uno (es: Gaspar con Cisco) fa notare l’anomalia, che ce ne accorgiamo tutti e l’azienda fallisce nel suo intento. Ma qui non c’è anomalia (il barcamp è aperto a tutti, c’è il tabellone per dire la propria, ti offrono da mangiare, hanno cercato la connettività internet per tutti i presenti, ci sono persone interessanti, è un bel posto, ti sparano anche in diretta TV… ma che vuoi di più dalla vita?).

    Significa che se una società commerciale vuol presentare un prodotto ad un BarCamp lo può fare senza problemi ed anzi DEVE farlo, come ha fatto ad esempio Yoo allo ZenaCamp.
    Se invece una società commerciale vuole mettere su un BarCamp per sponsorizzare propri prodotti allora no, non mi sta bene. E’ tanto difficile da capire?

    mmm… quindi in pratica dovremmo bandire e demonizzare Ubuntu Linux? Perchè lì c’è una società che stà facendo un prodotto e lo spinge tramite i forum, i blog (es: http://www.ubuntista.it/ del grande Simone Brunozzi), il social network che ruota intorno a Ubuntu… però possiamo divertirci con un N95 nuovo di pacca “tanto io sono oggettivo”.
    Attenzione, non sto dicendo che la Nokia ti paga… ma che ne hai un tornaconto (Tornaconto: http://www.demauroparavia.it/121196 ; “tornaconto” è più “profitto”, che “lucro”… il concetto di utilità paretiana forse ti può tornare utile a capire la sottilissima differenza, cerca su wikipedia): smettiamo tutti di leggere Giovy perchè si presta a queste porcate? NO, prendiamo piuttosto tutti coscienza che in un mondo fatto da inifiniti mercati di nicchia i blogger funzionano da iniettori e customizzatori inconsapevoli (ognuno per la propria nicchia) del messaggio pubblicitario… questa conoscienza non è tutela migliore della fiducia? Io mi fido di te Giovy, ma se ti conosco è meglio 🙂

    E qui invece casca l’asino! La differenza (sostanziale) è che nè San Lorenzo, nè Sun nè uno degli sponsor di Good ha mai deciso di creare un BarCamp.

    Non casca Giovy… non casca…
    Chi si sbraccia per organizzare che centra? Fosse pure il diavolo in persona ad organizzare un barcamp, io ci andrei! Basta che l’iscrizione sia aperta, che il tema trattato mi interessa, che le persone siano interessanti o divertenti o quant’altro mi faccia piacere trovarci, e che possa dire anche la mia…

    Se San Lorenzo (spostiamo l’attenzione su un’azienda che tutti conoscono) decidesse di creare un PestoCamp, portando in esposizione i suoi prodotti mascherandoli da… che ne so… “come creare un pesto buono come quello di San Lorenzo”, mi incazzerei ugualmente e direi peste e corna anche di San Lorenzo.

    Io non mi incazzerei, andrei lì proprio perchè c’è San Lorenzo (e mi piace San Lorenzo perchè invece di vendermi qualcosa come fanno tutti gli altri, seleziona per me il miglior prezzo/qualità e taglia fuori tutta l’immondizia che vende la grande distribuzione organizzata… mi vende cioè della cultura culinaria che per questioni di tempo non ho), mangerei da dio, e poi me ne andrei soddisfatto. San Lorenzo si è fatto pubblicità? E sticazzi… io lo conosco già, mi piace, ho magnato, bevuto, sono stato con gente interessante, mi sono divertito… certo, se lo organizzasse la GS (i supermercati) non ci andrei… in ambo i casi: incazzarsi, cui prodest?

    E’ chiaro che parlavo di tornaconto economico, mettersi a cavillare sul significato della parola tirando in ballo il senso letterale significa voler prendere fischi per fiaschi (o forse non l’hai capito realmente?).

    Certamente non ci siamo capiti. Però se per parlare usiamo le parole, bisogna essere esatti con le parole (il caso ha voluto che in questo caso tu hai usato una parola colloquiale; ma non lo dico a te eh, anche io mi sforzo e fallisco spesso; “parola tromba di guerra” diceva S. Angostino)… forse forse se riusciamo a spostarci dai blog ai video blog, queste innumerevoli incomprensioni saranno presto un mero ricordo passato. Forse proprio theblogtv (e Robin Good, e Tommaso Tessarolo, etc) può essere utile in questo…eheh…
    Intanto tocca sforzarsi di essere precisi perchè se tu mi dici “tornaconto” io penso a qualcosa di utile che traggo dal fare una cosa; se tu mi dici “lucro” allora io penso a soldi che mi metto in tasca… un misunderstanding implicito nel mezzo… non cavillo (non posso capire nulla di diverso dal significato che io personalmente do’ ad una parola; nessuna voglia di cavillare… mai avuta).

    Io non ho gettato merda su nessuno. Ho espresso dei miei legittimi dubbi nel MIO blog; sarò libero di scrivere quello che mi passa per la testa, come ho lasciato a te la libertà di scrivere un commento più lungo del mio post? O devo scrivere solo cose che ti piacciono?

    Questo è assolutamente sacrosanto, sfondi una porta aperta. E ti dirò di più, non solo sul tuo blog, ma devi essere libero di dire quello che ti pare OVUNQUE, anche e soprattutto dentro casa mia. E anzi, se qualcuno te lo vieta, chiamami, che vengo a manifestare con te. Ma io non ho chiesto a te di non dire stronzate… io ti ho chiesto di discutere con me in libertà 🙂

    Io non lecco il culo a nessuno, caro MFP… non vivo di blog, tenerlo su mi costa tempo e denaro, e stai tranquillo che se un prodotto che testo (e che magari mi è stato inviato appositamente ) fa cagare, lo dico senza problemi (e chi mi segue lo sa, la trasparenza è la prima cosa, per me).

    Continui a descrivere la cosa dal punto di vista microscopico e senza conoscere il tribal behaviour di cui ti parlavo nel commento precedente…
    A livello macroscopico, e inconscio, funziona in altro modo; e tu, coscientemente o inconscientemente, lo sai… perchè seppure non avessi mai guardato le statistiche (i ladder, credo li facciano blogbabel e technorati) come descrivevano simpaticamente Feba e Elena al FamCamp, e seppure non avessi webalizer o qualche altro software per le statistiche di accesso al tuo sito web, percepiresti inconsciamente che la tua sfera sociale è ampia (questa percezione è propria dell’animale; è documentato). Quindi dal mio punto di vista quello che hai scritto qui sopra o è beata ingenuità, o fai il finto tonto…

    Non ho nessun grosso potere, se non quello che viene dallo scrivere delle cose che mi piacciono.

    Idem come sopra. Ma davvero non ti rendi conto che parlare con troppa fretta crea danni ad altri? Engadget pubblica una cazzata e Apple perde milioni di dollari… non va bene così Giovy, che parli a 1 o che parli a 10.000, bisogna sforzarsi di essere precisi. Poi magari non ci si riesce, tutti siamo uomini e sbagliamo, ma bisogna sforzarsi. I blog riescono a correggere in fretta i tiri sbagliati perchè, al contrario della televisione, c’è il canale di ritorno (io posso discutere con te!); ma questo non significa che quello che fai parlando sul TUO blog e dicendo (sacrosanto) quel che cazzo ti pare… non ci sono ripercussioni sull’ambiente (ricordi il “butterfly effect”?).

    Entrambe le soluzioni sono valide… E non distruggo niente, anzi, cerco di costruire (e BarCamp Italia, punto di aggregazione dei BarCamp italiani, ne è la prova).

    Sono certo che vuoi costruire, MAI messa in dubbio la tua buona fede e MAI fatto un processo alle intenzioni. Però Barcampitalia non è la prova di questa volontà (il blogging lo è, ma Barcampitalia no). Barcampitalia è un altro fenomeno di frammentazione controproducente (come ti hanno detto in qualche mailing-list quando apristi il blog). Anzi, per fortuna non hai replicato la wiki come ha fatto Maxime del PubCamp!
    Quando c’è un fenomeno, un movimento culturale, come quello di barcamp.org, l’unica cosa che NON si deve fare è creare un fork… in rete il bene più prezioso è la massa critica… se avessi replicato la wiki avresti tolto massa critica a barcamp.org e reso più difficile identificare un punto di riferimento. L’unica cosa necessaria (ancora per qualche decennio, ma pochi) è la localizzazione (ie: la traduzione in italiano e l’adeguamento ad alcune peculiarità locali… ad esempio il fuso orario, scrivere prima il giorno e poi il mese, etc); e nel caso dei barcamp le pagine erano scritte interamente in italiano… quindi necessità di localizzazione non c’erano…

    Qualche giorno fa mi hanno scritto da theblogtv dicendo che si erano accorti che c’era un altro barcamp in programma e allora avevano pensato di collegare i due barcamp per fare si che entrambi gli eventi traessero vantaggio dall’incidente di percorso; io gli ho chiesto se era possibile rimandare il vlogcamp e mi hanno detto che non era possibile (lavoro fatto, soldi spesi, evento annunciato, impgni presi, etc); allora io gli ho detto che avrei sentito Giovanni Calia e Arsenio Bravuono per sentire come si erano trovati ad unire il LitCamp e il MateraCamp (io all’epoca mi ero proposto di aiutarli tecnicamente, ed ho iniziato a sviluppare un’applicazione per fare queste cose, ma non ho ancora finito e quindi non mi sono fatto più sentire… non so nemmeno se alla fine sono riusciti nell’intento).
    Poi mi hanno scritto dicendo che non si faceva più nulla perchè Maxime del PubCamp non voleva. Io sono rimasto di stucco… perchè questo atteggiamento, nonostante tutti i giramenti di coglioni e madonne che capisco, non è da barcamp, non è da condivisione della conoscenza.

    Per concludere, visto che ho scritto tanto (TROPPO come al solito): al vlogcamp ci sarà una persona dedicata a Operator11 proprio per riuscire ad estendere l’evento a chi non può fisicamente venire qui a Roma. Credo che bisognerebbe cogliere la palla al balzo per arricchire entrambi gli eventi, e collegarli. Poi se Maxime (organizzatore e primo iscritto al PubCamp) e tu (secondo iscritto al PubCamp) scegliete di non collegarvi… sono solo affari vostri… siete più poveri (quanto vale un link, una connessione, in rete?). Mi girano un po’ le balle perchè (induttivamente) sono più povero anche io… ma pazienza… nemo ad factum cogi potest

  48. @ MFP: rispondere alla tua logorrea è tempo perso. Tu hai le tue idee, io le mie. Leggi i commenti delle persone e renditi conto che qui sei l’unico che sta facendo tutto questo casino. E dato che proprio avanzi dubbi sulla mia partecipazione in qualità di organizzatore del PubCamp (cosa non vera, conosco Maxime da molto tempo ma stai tranquillo che si è smazzato da solo tutta l’organizzazione, mio malgrado non ho potuto far niente se non dargli supporto morale), io inizio a pensare che tu invece possa essere un organizzatore del VlogCamp.
    Ad ogni modo, NON intendo (per mancanza di tempo, e forse perchè non ne vale la pena) ribattere a quanto hai detto perchè se lo facessi, tu risponderesti ancora e via dicendo.
    “Don’t feed the trolls”, dicono su Usenet. Vale anche per me, qui.

    Saluti.

  49. Exstimated time to read: 2:39:15 hours.

    E ho detto tutto.

  50. Ti lascio mettendo di fila i pensieri di due uomini illustri, uno tradizionale (ma avanti, molto più avanti dei suoi contemporanei) e uno internettiano, simulando un dialogo impossibile:

    J. J. Rousseau (“Discorso sull’origine e i fondamenti dell’ineguaglianza fra gli uomini”, 1755): “Il primo che, avendo cintato un terreno, pensò di dire “questo è mio” e trovò delle persone abbastanza stupide da credergli fu il vero fondatore della società civile.
    Quanti delitti, quante guerre, quanti assassinii, quante miserie ed errori avrebbe risparmiato al genere umano chi, strappando i pioli o colmando il fossato, avesse gridato ai suoi simili: “Guardatevi dal dare ascolto a questo impostore! Se dimenticate che i frutti sono di tutti e la terra non è di nessuno, siete perduti!”

    C. Anderson (“The long tail”, 2006): “This is the world of scarcity. Now, with online distribution and retail, we are entering a world of abundance. And the differences are profound. […] But that world (ndr.: il mondo della scarsità) puts two dramatic limitations on our entertainment (ndr.: e non solo all’entertainment). The first is the need to find local audiences.[…] The other constraint of the physical world is physics itself. […]”

    Il casino l’hai fatto tu scrivendo un po’ troppo alla leggera di cose su cui fai un po’ troppa confusione e con moventi che non centrano nulla con gli argomenti che porti nel post… io volevo soltanto ragionare con te sul fatto che in queste circostanze si può superare il problema in modo tradizionale dicendo “il 23 è mio perchè ci sono arrivato prima io” (come fa Maxime; scarsità) oppure internettianamente “se c’è un problema… facciamo un link” (come hanno fatto Bravuomo e Calia quando si sono trovati nella situazione analoga; abbondanza). In questo caso le limitazioni alla libertà di espressione le crea Maxime rifiutando di connettere i due eventi (e tu dietro, per altro spacciando lucciole per lanterne… se l’evento fosse chiuso non vedresti il mio nome scritto sulla wiki). Io sto solo strappando i pioli prima che qualcun altro vi prenda ad esempio. Che Voltaire ti protegga…

    P.s.: un troll non conosce la netiquette… e qui tra i due quello che non ha mai letto l’RFC1855 (IETF sulla netiquette) sei tu… non ricordo esattamente cosa dica a proposito dei messaggi più lunghi ma credo che preveda un semplice avvertimento nell’oggetto della comunicazione… e io ho avvertito (poi sono affari miei se, come è giusto che sia, molti rinuncino a leggere; ma se gli altri rinunciano a leggere non mi importa… a me interessa parlare con te, e il tuo interesse è implicito nel fatto che con il tuo post hai iniziato questa discussione; o hai scritto solo per dire qualcosa ma non volevi feedback?). Insomma… non parlare delle cose che non conosci… ivi inclusi i troll…

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